L’autore

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Raccontare la scienza ai più piccoli è la mia passione

Quando a tre anni chiesi a mio padre “Perché piove?” e subito dopo “Perché sono nato?“, fu chiaro che sapevo porre le domande giuste! Direi che la mia predisposizione agli studi scientifici viaggiò di pari passo con la capacità di osservare ciò che mi circondava.

Un bel giorno si presentò a scuola il prof. di Fisica e fu allora che capii che quella materia avrebbe potuto inziare a darmi un po’ di risposte. Sfortunatamente la mia curiosità andava ben oltre gli obiettivi di una scuola che si interessa poco dei “perché” e molto dei “come“: il suo obiettivo è fornire strumenti per le competenze di tutti. All’Università la musica non cambiò: calcoli e tecnicismi non lasciavano tempo a discussioni sulla natura delle cose. Dopo una quindicina di esami tra Matematica e Fisica, mi rassegnai.

Fu dopo la laurea che iniziai ad interessarmi alla scienza come metodo di ricerca, disciplina del saper imparare. E mi colpì molto una frase di uno che le domande sapeva porsele, che diceva più o meno così: “Nel senso del mistero risiede il seme di qualsiasi arte e ogni vera scienza“. Per la cronaca, si chiamava Albert Einstein…

Se spieghi la scienza a qualcuno senza che questo se ne appassioni, vuol dire che non hai saputo spiegargliela. E quale prova più importante se non farla capire ad un bambino?

Poi un bambino mi è arrivato per davvero e quando ho iniziato a leggergli libri popup di carattere scientifico (da 3 anni in su), ho visto che il mio “cucciolo” si stava appassionando. Storia dopo storia, le sue capacità di ragionamento e collegamento funzionavano sempre meglio e così quando a 6 anni non sapeva ancora scrivere il suo nome ma una sera, tornando a casa, mi disse “Guarda cosa ho scritto sul frigo?” e trovai E=MC2 scritto con i “magnetini”, provai un’emozione molto forte.

In genere, verso gli otto-dieci anni il papà inizia a non prendere più nemmeno un rigore calciato dal figlio e questo lo fa sentire un po’ più vecchio. A me, invece, è capitato che mentre cercavo di fargli degli esempi sulle onde gravitazionali da poco scoperte una sua domanda mi fece sentire per l’ennesima volta molto ignorante: “Se lo spazio-tempo può piegarsi, è possibile che piegandolo molto, alla fine si rompa?”.

Sto ancora cercando una risposta…

Manlio Castronuovo